Poche ore fa, oggi 20 aprile 2022, la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati ha dato, con voto unanime, e dopo una discussione durata appena venti minuti, il primo via libera ad un importante progetto di legge di riforma costituzionale in tema di autonomie.
Naturalmente, non riguarda di certo il Veneto. Vedi caso, riguarda Roma, che già gode, grazie alla legge per Roma Capitale, di finanziamenti e autonomie molto maggiori delle altre grandi città dell’Italia.
Alla città di Roma i poteri di una Regione
La legge che – allo stadio di “testo base” – ha ricevuto il via libera unanime in Commissione, cambierebbe addirittura la Costituzione (l’articolo 114) attribuendo a Roma Capitale i poteri legislativi propri di una Regione. Un passo avanti gigantesco in termini di autonomia, e di disponibilità finanziarie.
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Si noti che per attribuire questa maggiore autonomia a Roma Capitale, benché per farlo sia addirittura necessario modiicare la Costituzione, non si è ritenuto di attendere l’approvazione di complesse leggi quadro come invece si fa quando a chiedere maggiori autonomie (ma tutte interne all’attuale Costituzione) sono il Veneto o la Lombardia.
Autonomia al Veneto, servono anni. A Roma, 20 minuti
L’autonomia del Veneto comporta condizioni durissime, percorsi complicatissimi, anni e anni di dibattiti parlamentari defatiganti, con ministri che si rifiutano addirittura, ed esplicitamente, di applicare la Costituzione nell’articolo che elenca le 23 materie che le Regioni possono chiedere.
Quando si tratta di dare soldi e poteri e maggiore autonomia a Roma, la Costituzione si cambia in quattro e quattr’otto, e la Commissione Affari Costituzionali lo fa all’unanimità, compresi i voti della Lega, e in soli venti minuti. Per carità, nulla di definitivo: si tratta del via libera al “testo base” del progetto di legge costituzionale, la base per iniziare la discussione in Commissione, atto iniziale di un iter non certo breve. Però è un passo avanti necessario e decisivo, al quale l’autonomia veneta non è ancora giunta dopo 50 mesi.
L’indignazione del leghista Villanova
Alberto Villanova, presidente del gruppo Lega-Liga Veneta nel Consiglio regionale del Veneto, si indigna: «Grazie al contributo del Pd, correlatore del provvedimento, a Roma – in tempo record – è stata approvata la riforma costituzionale per dare più poteri a Roma capitale. Tanta solerzia e velocità è encomiabile: Roma ha ottenuto in venti minuti quello che noi aspettiamo da oltre 50 mesi. Sarebbe bello però che i dem e i 5 stelle, che detengono la presidenza della commissione, mettessero lo stesso impegno per
approvare, finalmente, anche l’Autonomia del Veneto».
«Non conosco nel merito il provvedimento – continua Villanova – e le ragioni per cui ora Roma si meriti dei poteri al pari di una Regione: ero fermo al fatto che la città di Roma, che già può vantare poteri eccezionali in quanto ‘Roma Capitale’, nel gestire i propri poteri non avesse sempre dato esempio di grande efficienza. Forse, però, con la promozione proposta, si mira a fare meglio».
Punito il Veneto che gestisce bene le risorse
Solo che – denuncia il capogruppo leghista – “chi invece le risorse le ha sempre gestite bene, con parsimonia e buonsenso, è la Regione del Veneto che, nel pieno rispetto della carta costituzionale, chiede di poter amministrare 23 materie. Materie che, se affidate a Roma Capitale, a quanto pare non rappresentano un problema per il Pd romano, a differenza invece di quanto sostengono i colleghi dem di casa nostra che mercanteggiano invece le competenze del Veneto come fossero al banco del pesce”.
«Perché il Partito democratico – si chiede Villanova – non si impegna con la stessa determinazione per far approvare la nostra legittima richiesta? Forse la volontà dei Veneti vale meno di quella della città di Roma?»
La legge pro-Roma votata dalla Lega
Parole sante, quelle del capogruppo leghista nel Consiglio regionale del Veneto. Peccato che la legge che concede maggiori autonomie a Roma sia trionfalmente passata in Commissione anche con il pieno consenso della Lega. E peccato che in quella Commissione, alla Camera, sieda Alberto Stefani in persona, il commissario della Liga Veneta nominato da Salvini.
Paolo Franco: dov’erano Stefani e Fogliani?
Infatti Paolo Franco, ex senatore della Lega nord e responsabile del Comitato per l’AUTONOMIA del Veneto, si fa beffe dello sdegno di Villanova: «Villanova dovrebbe informarsi e leggere nei resoconti della Commissione la dichiarazione del Capogruppo leghista, Igor Iezzi, il quale, altrettanto rapidamente, ‘preannuncia il voto favorevole del suo gruppo‘ senz’altra osservazione. Inoltre, sempre Villanova, dovrebbe chiedere ai due leghisti veneti membri della Commissione stessa le motivazioni di questo atteggiamento: si tratta di Ketty Fogliani e di Alberto Stefani, il quale, per giunta, è anche commissario regionale veneto della Lega».
Un’offesa ai Veneti
“E’ tempo che i leghisti veneti smettano di stare con un piede in due scarpe – accusa Paolo Franco – a Roma appiattiti e accondiscendenti, a Venezia (finti) barricaderi. Questo triste rimpiattino rappresenta un’offesa ai veneti che, quasi cinque anni fa, hanno votato in massa nel referendum per l’Autonomia».
Morosin e Rubinato inascoltati
Ai tempi della formazione dei governi Conte e Draghi, alcuni esponenti politici veneti di autentica fede indipendentista e autonomista, come Alessio Morosin e Simonetta Rubinato, avevano chiesto invano ai parlamentari veneti di condizionare il consenso al governo all’impegno di dare al Veneto l’autonomia richiesta sulle 23 materie previste dalla Costituzione. Cioè di essere fedeli prima ai Veneti che ai loro partiti.
Marcato, Lega nel centrodestra solo con l’Autonomia
E un politico di primissimo piano in Regione Veneto, come il leghista Roberto Marcato, autonomista di sicura fede, alle ultime elezioni aveva chiesto di subordinare l’alleanza di centrodestra tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia alla firma di un patto per dare l’autonomia al Veneto.
Gelmini, ministra “contro” le autonomie
Nulla di tutto questo è accaduto. Di paletto in paletto, il governo con la Lega dentro, e il Parlamento, traccheggiano da anni e la ministra Mariastella Gelmini, che continua a definirsi “ministro per gli affari regionali e le autonomie”, mentre dovrebbe dirsi piuttosto “contro le autonomie“, si permette persino di annunciare la volontà di non applicare la Costituzione, asserendo che le 23 materie che la Carta fondamentale prevede siano affidate alle Regioni “sono troppe”.
Parlamentari veneti, appello alla disobbedienza
Ebbene, in questo scenario così nero e così arrogante, così indifferente al plebiscito autonomista che i Veneti hanno votato nel 2017, noi pensiamo che la Lega, e qualsiasi altro partito sinceramente autonomista, si sarebbe dovuto rifiutare di concedere a Roma più soldi e più autonomia, tra l’altro con modifica costituzionale, finché governo e Parlamento non si decidano a dare alle Regioni che la chiedono, non dico l’indipendenza, ma almeno tutta l’autonomia già prevista dall’attuale Costituzione.
E pensiamo anche che i parlamentari veneti, di tutti i partiti, e soprattutto di quei partiti che i voti li prendono nel nome dell’autonomia, abbiano il dovere, politico ma anche morale, di non votare l’autonomia a Roma finché Roma non voti l’autonomia al Veneto. E questo, anche a costo – eventualmente – di disobbedire ai loro partiti.
Alvise Fontanella