C’è un dottore a Santa Lucia di Piave. Si chiama Riccardo Szumski, è uno storico indipendentista veneto ed è sindaco del suo paese, rieletto a ripetizione. E’ un medico come quelli di una volta, con 40 anni di mestiere, un medico di famiglia che i malati li guarda negli occhi da vicino, che si alza di notte per andare dai pazienti, che cura gratis anche i malati che non sono suoi pazienti quando si rivolgono a lui, che alza il culo e va a visitare a casa la gente, anche in tempi di Covid.
Non è un eroe, è un medico. Un bravo medico, come ammettono anche i suoi detrattori. E come medico, consiglia ai pazienti le terapie che ritiene migliori. La sua colpa si chiama idrossiclorochina. Un farmaco antinfiammatorio, che Szumski, applicando un protocollo che altri medici adottano, in Italia e all’estero (anche Donald Trump è stato curato così), prescrive ai contagiati da Covid soltanto nei primi giorni della malattia. L’antinfiammatorio frenerebbe l’espandersi del virus, riducendo la gravità degli sviluppi successivi. E’ una terapia domiciliare, ma soprattutto è una terapia.
La terapia domiciliare precoce: attaccare subito il virus
Spesso, quando una persona sospetta di avere i primi sintomi, gli viene consigliato di stare a casa, di isolarsi, e se compare la febbre di prendere farmaci tipo tachipirina, che controllano la febbre ma nulla possono contro il Covid. Il virus fa quindi il suo corso, nella grande maggioranza dei casi il paziente guarisce da solo, quelli che si aggravano vengono accolti in ospedale.
La terapia domiciliare praticata da Szumski, invece, è una terapia precoce: ai primi sintomi il paziente è a casa, ma non si limita ad attendere passivamente gli sviluppi, sperando di avere solo una forma lieve. Sta a casa ma contrasta da subito, attivamente, l’avanzata del virus.
L’esperienza dei medici sul campo: risultati positivi
Diciamolo subito: non è affatto accettato da tutta la comunità scientifica che questa terapia abbia effettivamente un impatto positivo sullo sviluppo della malattia da Covid. Ma gli ormai numerosi medici che la prescrivono, affermano che i risultati ci sono, e cioè che se nei primi giorni il contagiato sintomatico viene curato con l’idrossiclorochina, “a bassi dosaggi e per pochissimi giorni”, spiega Szumski, poi non sviluppa forme gravi, non va in ospedale, non va in terapia intensiva, non muore.
“Tra i tanti pazienti Covid che ho potuto curare sin dall’inizio – ha dichiarato il dottor Szumski – nessuno è deceduto”. Fate attenzione alle parole esatte: “sin dall’inizio”. Perché l’idrossiclorochina, ai fini Covid, può essere usata soltanto nei primi giorni della malattia, al comparire dei primi sintomi. Se il paziente si sveglia tardi, l’idrossiclorochina non si può usare.
I fulmini di Benazzi, direttore generale dell’Usl
Questo protocollo di terapia domiciliare, che Szumski segue con soddisfazione da ormai quasi un anno, discostandosi quindi da quello consigliato e applicato dalla Regione e dalla Usl della Marca, ha attirato sul medico-sindaco di Santa Lucia di Piave gli strali di Francesco Benazzi, stimato direttore generale della Usl trevigiana e medico anche lui.
Anche perché Szumski non sta zitto, benché molti gli consiglino di tacere. Lui scrive alla Regione, scrive alla Usl, va in televisione, pubblica il protocollo sperimentato con successo, chiede di discuterlo, di spiegarlo, di mettere a disposizione di tutti i medici e quindi di tutti i malati i risultati positivi della sua esperienza. Gli rispondono medici come lui, da tutta Italia. Ma dalle istituzioni trevigiane e venete, nessuno gli risponde. Perché?
“Szumski non è padre Pio – ha affermato Benazzi in una conferenza stampa – non fa miracoli, anzi la mortalità a Santa Lucia di Piave è aumentata del 33 per cento”. Titoloni sui giornali, naturalmente. Peccato che la mortalità, a Santa Lucia di Piave, sia aumentata, nel 2020 rispetto al 2019, non del 33 ma soltanto del 12 per cento, esattamente in linea con l’aumento medio della mortalità registrato in provincia di Treviso nell’anno del Covid.
Benazzi ha ammesso l’errore, ma ha comunque invitato l’Ordine dei Medici a prendere provvedimenti scritti contro Szumski “per le sue posizioni sul Covid e sul vaccino“.
I dubbi di Szumski sui vaccini di nuova tecnologia
Perché Szumski, anche sul vaccino, ha le sue idee. Szumski, sia ben chiaro, non è certo un no-vax. E’ un medico favorevole ai vaccini, e anche all’innovazione, ma non consiglia ai propri pazienti i vaccini a tecnologia “innovativa”, come il Pfizer e il Moderna, in quanto secondo lui questa tecnologia nuova non è stata ancora adeguatamente sperimentata sul lungo termine. Ritiene più sicuri i vacini a tecnologia tradizionale, come quello Astrazeneca o gli altri che verranno. Un argomento che non ci azzardiamo certo a giudicare dal punto di vista medico.
Ma il vecchio e caro buon senso contadino non può non ritenere almeno ragionevoli i dubbi di Szumski. Non può non vedere la pressione immensa sulle aziende produttrici e sulle istituzioni mediche di controllo, la giustificata fretta globale di disporre dei vaccini. Ogni giorno si scoprono nuove manchevolezze dei diversi protocolli di sperimentazione seguiti dalle aziende, vuoi per i tempi ristretti, vuoi per limiti finanziari.
E i pochissimi mesi trascorsi tra la scoperta del virus e la produzione dei vaccini, bastano a provare che eventuali effetti a lungo termine di questi vaccini non possono ancora essere stati analizzati nella realtà, ma soltanto valutati in sede teorica. Quindi, pur con la massima fiducia nelle autorità sanitarie, non si comprende perché i ragionevoli dubbi del medico Szumski debbano venir puniti.
“Si osanna il vaccino invece di preoccuparsi dei malati”
Ma torniamo alla terapia domiciliare con l’idrossiclorochina. Ecco il pensiero di Szumski: «Mentre si osanna il vaccino, nessuno si preoccupa di chi è attualmente malato di Covid e che potrebbe essere curato precocemente a casa, se si volesse, con buoni risultati. Già da tempo, infatti, personalmente affermo che inseguire e cercare di ingabbiare un virus a suon di tamponi è inutile. Io da marzo, per i casi di Covid sintomatici, uso stabilmente la idrossiclorochina (quando necessita e non vi sono controindicazioni assolute) e i risultati sono ottimi, con alcun evento avverso registrato».
Anche i dati forniti dal direttore dalla Usl della Marca meritano una piccola analisi logica. Quando il direttore generale affermava, sulla scorta di dati errati, che a Santa Lucia di Piave la mortalità era aumentata in misura maggiore che altrove, sottintendeva che la terapia Szumski non solo non faceva miracoli, ma anzi peggiorava il risultato sanitario.
Adesso che sappiamo che quei dati erano sbagliati e la mortalità totale, a Santa Lucia di Piave, riflette esattamente la media della provincia di Treviso, possiamo dunque rovesciare il ragionamento e ritenere che la terapia applicata dal dottor Szumski abbia effetti positivi almeno pari a quelli del protocollo ufficiale seguito nella Usl della Marca.
Se non fa male, perché questa guerra?
D’altronde sentite lo stesso direttore generale Benazzi, dopo aver invocato un “richiamo scritto” dell’Ordine dei Medici contro il dottor Szumski, cosa dice dell’idrossiclorochina: “L’idrossiclorochina non fa male, ma non è efficace a livello sanitario come ne è convinto il dottor Szumski“.
Stando così le cose, visto che questa sostanza ai dosaggi usati contro il Covid non fa male, perché fare la guerra al medico che la usa, invece che ascoltarlo, e confrontare i dati che porta? In questo caso infatti, non siamo di fronte a una terapia alternativa: “Ai primi sintomi Covid – è il ragionamento del dottor Szumski – il protocollo ufficiale prevede che il paziente stia isolato e osservi gli sviluppi”. Ebbene, se oltre ad attendere e pregare, prende subito qualcosa che non gli fa male, e forse gli fa bene, cosa c’è di sbagliato?
Il buon medico è un medico libero
Noi abbiamo bisogno di medici, non di esecutori di protocolli. Vogliamo medici che siano liberi di pensare, di ragionare, di consigliare, di esprimere dubbi. Medici liberi che, anche quando seguono il protocollo ufficiale, lo fanno perché lo ritengono migliore, e non perché temono provvedimenti disciplinari. Vogliamo che i medici che seguono protocolli diversi possano confrontare i risultati delle terapie sperimentate con altri medici, alla luce del sole, e dati veri alla mano. Questo è il vero interesse pubblico.
Noi siamo grati a Szumski non perché sia un eroe, non perché sia Padre Pio. E neanche perché siamo certi che abbia ragione. Gli siamo grati perché di questi tempi, il vero miracolo è la libertà di pensiero. Non c’entra nulla con il suo essere medico, ma è quella stessa libertà di pensiero che in politica fa di Riccardo Szumski un indipendentista veneto. Auguri, dottore.
Alvise Fontanella