Clamorosa vittoria al Tar del Lazio per Riccardo Szumski, il medico – e sindaco indipendentista – di Santa Lucia di Piave, e per l’avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, che ha patrocinato il ricorso.
I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso di Szumski e di altri tre medici, e hanno annullato la circolare del ministro Speranza, aggiornata al 26 aprile 2021, che detta, per la cura del Covid, le famose linee guida della “tachipirina e vigile attesa“, escludendo ogni altro farmaco.
Il testo della sentenza del Tar
Ecco il testo della sentenza del Tar: “Lasciando in disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”.
Il Tar: impedito l’utilizzo di terapie
“La prescrizione dell’AIFA, come mutuata dal Ministero della Salute – è il testo della sentenza del Tar – contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
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“il contenuto della nota ministeriale – continua la sentenza del Tar – imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico dalla scienza e deontologia professionale”.
Grimaldi: fine della “vigile attesa”
“E’ finalmente la fine della vigile attesa – esulta l’avvocato Erich Grimaldi – abbiamo dimostrato che le linee guida ministeriali erano di fatto uno strumento per vincolare i medici di famiglia alle eventuali responsabilità che derivano dalle loro scelte terapeutiche. In questo modo il governo ha di fatto privato i cittadini delle cure domiciliari precoci, paralizzando la sanità territoriale e portando al collasso il sistema ospedaliero”.
La circolare che escludeva la cura
La circolare ministeriale annullata dal Tar detta indicazioni per il trattamento domiciliare dei pazienti Covid. E queste indicazioni escludono qualsiasi forma di “cura”, prevedendo soltanto una “vigile attesa” con sorveglianza dei sintomi, ed eventualmente farmaci come la tachipirina (paracetamolo) per abbassare la febbre. Un trattamento quindi mirato solo a gestire i sintomi, ma che lascia campo libero al virus nell’organismo dei pazienti. La grande maggioranza dei quali se la cava così.
In ospedale quando è troppo tardi
Ma quella minoranza di pazienti che sviluppa invece forme più gravi, secondo i medici che hanno vinto il ricorso al Tar, arriva spesso in ospedale quando è troppo tardi, e deve affrontare un percorso più lungo e difficile di quello che avrebbe avuto se ai primissimi sintomi la malattia fosse stata affrontata con una terapia precoce e “attiva”, che contrasta l’avanzata del virus nell’organismo.
Secondo Szumski e gli altri medici del Comitato, una appropriata e precoce terapia domiciliare riduce di molto la necessità di ricovero ospedaliero.
Il Tar non giudica le terapie
Il Tar naturalmente non entra nel merito delle scelte terapeutiche dei medici del Comitato Cura Domiciliare, e neppure giudica la bontà delle indicazioni scientifiche contenute nella circolare ministeriale.
I giudici però rilevano che le “indicazioni” della circolare sono di fatto vincolanti, perché i medici che le seguono sono per legge esenti da ogni responsabilità in caso di esiti negativi o funesti per il paziente. Mentre i medici che prescrivono terapie diverse, possono trovarsi ad affrontare responsabilità civili e penali se quelle terapie non avessero successo.
Limitata la libertà di cura dei medici
Da questo fatto il Tar deduce una limitazione della libertà e responsabilità dei medici, e addirittura un “impedimento” alla prescrizione di terapie che il medico dovesse ritenere migliori, come per esempio la terapia domiciliare precoce praticata da Szumski e da tanti altri medici, ma fortemente disincentivata proprio dalla circolare che il Tar ha annullato.
Il ricorso d’urgenza
Nella primavera del 2020, per questi stessi motivi, il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso d’urgenza dell’avvocato Grimaldi, e sospeso la circolare Speranza. Il Ministero aveva però fatto ricorso al Consiglio di Stato, che gli aveva dato ragione, ripristinando l’efficacia della circolare.
Speranza ricorrerà al Consiglio di Stato?
Il 15 gennaio 2021 il Tar del Lazio, giudicando nel merito, ha annullato la circolare nella parte in cui detta ai medici la terapia da seguire, e indica anche i farmaci da “non usare”. Vedremo adesso se il ministro Speranza vorrà ancora ricorrere al Consiglio di Stato.
La sentenza del Tar, comunque, resterà storica anche perché, riconoscendo esplicitamente che con quella circolare il Ministero ha di fatto “impedito” ai pazienti di godere di terapie diverse e potenzialmente utili, apre la porta ad azioni di responsabilità da parte di pazienti o di loro familiari che possano dimostrare di essere stati danneggiati.
Szumski si cura con l’idrossiclorochina
Il dottor Riccardo Szumski è ora in isolamento perché positivo al Covid. Sin dai primissimi sintomi, si sta curando con l’idrossiclorochina, un antinfiammatorio che la circolare ministeriale “vieta”, giudicandolo inefficace.
Ma Szumski è convinto del contrario e in una intervista spiegò a Serenissima News che i test sugli effetti dell’idrossiclorochina sono stati eseguiti in ospedale, quindi in fase più avanzata della malattia, mentre la terapia precoce con antinfiammatori è utile solo nella primissima fase, nei primi tre-quattro giorni dall’insorgere dei sintomi.
Szumski è stato radiato dall’Ordine dei medici per le sue posizioni critiche sui vaccini Covid, ma può tuttora esercitare avendo fatto ricorso. Ed eserciterà probabilmente fino alla fine della sua carriera professionale: tra pochi mesi, a fine aprile, andrà in pensione.