Al Passo di Campogrosso, tra la veneta Valle dell’Agno e la Vallarsa trentina, confine tra il Regno dei Savoia e l’Impero degli Asburgo nella Prima Guerra mondiale, sabato 1 giugno 2024 è stato solennemente inaugurato un monumento ai tanti soldati fucilati, per decimazione, senza processo o dopo processi sommari, fucilati “per dare l’esempio”, nella Grande Guerra.
Le storie taciute
Nel corso dell’inaugurazione, sono state rievocate alcune storie terribili di fucilazioni di soldati nella Grande Guerra. Storie che a scuola non ci hanno raccontato, malefatte dell’Italia unita che sono state nascoste, mistificate, taciute, come s’è fatto per i tanti crimini del Risorgimento, censurati dalla propaganda sabauda che ancora domina nei programmi scolastici, in omaggio a un malinteso patriottismo italico che non vuole fare i conti con la verità.
Il monumento
Un monumento di pietra e di vivo legno, fortemente voluto dall’autore Attilio Colpo, dal sindaco di Recoaro Terme, Armando Cunegato, dagli altri sindaci della Valle dell’Agno e della Val Leogra, sotto il patrocinio del Consiglio Regionale del Veneto: la radice di un castagno secolare, testimone di quelle infamie, leva al Cielo le sue braccia contorte e sofferenti, in un grido silenzioso che è insieme di preghiera, di disperazione e di sdegno.
Le parole di Roberto Ciambetti
Alla cerimonia, agli onori militari tributati da tanti cappelli alpini, al Silenzio, c’erano i labari dei Comuni della Valle dell’Agno, i Sindaci con la fascia tricolore, c’era Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto e promotore, insieme al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, della sacrosanta legge che restituisce l’onore alle vittime delle decimazioni, ai fucilati “per dare l’esempio”, in adempimento degli ordini di Luigi Cadorna, comandante in capo del Regio Esercito Italiano nella Grande Guerra.
«L’Italia è in debito con i giustiziati, vi sono regole umanitarie che non possono essere travalicate neppure in guerra», ha affermato Roberto Ciambetti. Guarda il video dell’intervento del presidente Ciambetti al Passo di Campogrosso:
Quelli che non c’erano
Non c’erano, alla cerimonia sul Passo di Campogrosso, gli alti comandi militari, le massime autorità della Repubblica che vorremmo vedere qui in ginocchio a chiedere scusa a nome dell’Italia, non c’erano quelli che ancor oggi difendono e giustificano quella barbarie, quelli che ancor oggi non vogliono onorare i fucilati di Cercivento (QUI l’articolo di Serenissima News), i quattro alpini eroi che cent’anni fa pagarono con la vita il loro essersi opposti agli ordini insensati dei loro ufficiali, salvando così da morte certa, stupida ed inutile, l’intera loro Compagnia.
Non c’erano, alla cerimonia di Campogrosso, i giudici che hanno condannato Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, per aver espresso con eccessive maledizioni il suo sdegno contro il generale Cadorna (QUI l’articolo di Serenissima News).
Onorare i fucilati, non i loro fucilatori
Non c’erano quelli che ancor oggi si battono per mantenere l’intitolazione di strade e piazze d’Italia ai responsabili di quelli che a Campogrosso, finalmente, sono stati chiamati col loro nome: assassinii. Non c’erano le anime belle che in nome della “memoria condivisa” pensano che si possano onorare i fucilati insieme ai loro fucilatori.
«Vergogna, vergogna» è stato il grido di monsignor Ezio Busato, generale dei cappellani militari. Ci sono regole umanitarie che devono essere rispettate anche in guerra, ha detto il presidente Roberto Ciambetti, promettendo che anche il Veneto presto discuterà la norma sacrosanta che finalmente restituisce l’onore ai fucilati “per dare l’esempio”, e che in Friuli Venezia Giulia è stata votata all’unanimità.
Le storie terribili dei soldati fucilati
Davanti al monumento sul Passo di Campogrosso, durante la cerimonia di inaugurazione, sono state rievocate, dall’autore del monumento Attilio Colpo, dal fante De Marchi e dalla professoressa Silvia Bertolotto, alcune storie terribili della Grande Guerra, storie di comandi insensati, storie di soldati fucilati sul posto per capriccio di un generale, come avvenne a Noventa Padovana.
Storie di soldati fucilati senza processo o con processi farsa, come avvenne a Cercivento, al Monte Novegno, ad Asiago con la Brigata Catanzaro, a San Vito di Leguzzano vicino a Schio. Storie che commuovono, che indignano, anche quando finiscono bene, come quella dei poveri soldati che solo il genio e la pietà dell’avvocato Pietro Calamandrei, padre costituente, salvò a Valdagno da una sicura condanna a morte.
La storia di Cercivento
La storia della Brigata Catanzaro ad Asiago
La storia di Noventa Padovana
La storia del Monte Novegno
La storia di San Vito di Leguzzano
La storia dei soldati salvati da Calamandrei
Ma il vento sta cambiando
Il vento sta cambiando, anche grazie a iniziative come quella del presidente Roberto Ciambetti, grazie a sindaci come Armando Cunegato di Recoaro Terme, e ai suoi colleghi vicentini, e grazie alle associazioni Alpini.
A Cercivento il cippo che l’ostinata, valorosa comunità della Carnia ha dedicato da anni agli alpini fucilati con disonore, è meta di visite scolastiche, oggetto ormai di onori militari, ufficiali, di regolari compagnie alpine.
Campogrosso non resterà solo
Il monumento di Campogrosso non resterà solo. Altre valli, altri soldati assassinati avranno i loro monumenti e le loro targhe, e anche per loro risuoneranno le trombe del Silenzio e i cappelli con la piuma verranno ad onorarli, come si onorano gli altri Caduti nella inutile strage della Grande Guerra.
E prima o poi, dopo le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, anche il renitente Parlamento Italiano dovrà allinearsi agli altri Paesi che hanno già in vigore leggi che restituiscono l’onore ai soldati fucilati per ordine dei loro comandanti e gettati con disonore in fosse comuni “per dare l’esempio”.
Alvise Fontanella