Venezia 1797. Oltre la fine di un mondo, di Alessandro Dissera Bragadin.
Volume composto da 385 pagine, diviso in quattro parti e 14 capitoli, più postfazione dell’autore e biografia.
Stampato nel 2020 – ME Publisher – Mazzanti Libri, Venezia.
L’immagine di copertina è di Gianfranco Munerotto.
Romanzo storico tratto da storie vere
Premetto che il volume è un romanzo storico, quindi non solamente fittizio ma tratto da storie vere. A parte i protagonisti, che sono di fantasia, tutte le relative vicende narrate sono reali. Devo dire che nonostante io non sia appassionato di romanzi questo scritto del Bragadin mi ha colpito nel profondo.
Il libro si legge tutto d’un fiato e con scioltezza fino alla fine nonostante sia esso diviso in due sezioni, una che si svolge in mare e una in terraferma.
La morte del Capitano Generale da mar Angelo Emo
Il racconto comincia con un punto che rimane ancora un dubbio ai giorni nostri: la morte del Capitano Generale da marAngelo Emo (1792). E’ morto di morte naturale o è stato assassinato?
Sicuramente una cosa è certa, l’ultimo grande Capitano di Venezia era una spina nel fianco per il Senato veneziano (puntualizzo: la parte del Senato corrotta dai giacobini).
Sono rimasto basito nel constatare che personaggi di famiglie nobili, blasonate, come i Condulmer, gli Erizzo, i Malipiero, i Vivante, i Pesaro e anche qualche avvocato siano stati i principali fautori della distruzione della Repubblica, premesso che l’ultimo Doge di Venezia e i rimanenti nobili niente hanno fatto per cambiare la situazione.
Scorrendo nella lettura sono rimasto impressionato dai passaggi storici dell’autore e prevalentemente dalla conoscenza storica dei luoghi e dei fatti, che solo persone veramente interessate al tema possono sapere.
La vigliaccata dell’imperatore corso
Come ultimo passaggio mi soffermo in una citazione dell’autore:
“Volevo raccontare una storia dimenticata dai più, che non viene menzionata nei libri scolastici, e che – anche i più grandi estimatori dell’imperatore corso – non affrontano per non doversi confrontare con la più perfida e vile vigliaccata: l’aggressione a uno Stato sovrano, neutrale e completamente disarmato.”
Continua poi dicendo:
“Riduttivo e ingiusto dare tutta la colpa a Napoleone, perché fu anche la corruzione e gli interessi di parte che portarono al cambiamento del governo aristocratico. Si pensi poi che lo stesso Bonaparte, che mai aveva amato Venezia, non vi entrò nemmeno alla sua caduta, lo fece dieci anni più tardi da Imperatore e Re d’Italia, realizzando quello che aveva fatto. La città era talmente degradata che lui stesso rimase colpito.”
Non voglio dilungarmi ulteriormente e svelare troppi dettagli, il resto è da scoprire.
Stefano Veronese