12 Dicembre 2024
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Vergogna Europa: tolta immunità agli indipendentisti catalani, Lega e Svp zitti (quasi tutti)

Vergogna Europa, l’Europarlamento ha revocato l’immunità parlamentare ai tre eurodeputati catalani esuli e perseguitati da Madrid per aver organizzato un democratico referendum per l’indipendenza. L’esito del voto segreto, avvenuto ieri sera 8 marzo 2021, è stato reso noto oggi 9 marzo.

Carles Puigdemont

I tre indipendentisti sono Carles Puigdemont, ex presidente della Catalogna, e due suoi ex ministri nel governo catalano che nel 2017 organizzò il referendum per l’indipendenza: Clara Ponsatì e Antoni Comìn.

Favorevoli 400, non favorevoli 293

Per la revoca dell’immunità a Puigdemont ci sono stati 400 voti favorevoli, 248 contrari e 45 astenuti (cioè 293 non favorevoli); per la revoca a Ponsatì e Comin, 404 favorevoli, 247 contro e 42 astenuti.

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Ad appoggiare la richiesta spagnola di revocare l’immunità sono state le due maggiori “famiglie” politiche dell’Europarlamento, i Popolari e i Liberali. Gli altri partiti hanno lasciato libertà di voto, ma i socialdemocratici europei hanno comunque votato in larga parte per la revoca dell’immunità.

In Spagna processo politico dagli esiti scontati

La revoca dell’immunità permetterà ora a Madrid di riattivare la richiesta di estradizione dei tre eurodeputati per sottoporli, in Spagna, ad un processo politico dagli esiti scontati, visto che attualmente sono già in carcere, con condanne assurde, tra i dieci e i tredici anni, tutti gli esponenti politici indipendentisti che collaborarono all’organizzazione del referendum catalano, esempio di democrazia e di nonviolenza di un popolo.

Accusati di reati che in un Paese democratico non dovrebbero nemmeno sussistere in assenza di fatti violenti, quali “disobbedienza”, “ribellione“, “sovversione”, con il condimento di malversazione e perfino evasione fiscale, tanto per minare la credibiltà morale degli imputati.

Il Belgio ha già respinto una richiesta di estradizione

Ora per i tre indipendentisti catalani si apre una battaglia legale, davanti alla magistratura dei Paesi dove i tre esuli hanno la residenza: il Belgio per Puigdemont e Comìn, la Scozia per la Ponsatì. Dovranno tentare di resistere alla richiesta di estradizione da parte della Spagna. C’è già un precedente loro favorevole: la Giustizia belga ha già respinto una richiesta di estradizione in Spagna di un indipendentista catalano. Ma anche qui, la Spagna metterà in campo tutte le armi di cui dispone.

Ha dunque vinto una battaglia – non la guerra – la feroce repressione spagnola contro gli indipendentisti della Catalogna. Una battaglia nella quale la Spagna si è impegnata allo spasimo, fin dalle elezioni europee del 2019.

La sproporzionata rappresentanza della Spagna

Non è certo un caso che nella decisiva – ai fini della richiesta spagnola di revocare l’immunità ai catalani – Commissione “Juri”, cioè la Commissione giuridica dell’Europarlamento, siedano ben cinque eurodeputati spagnoli su 25 membri della Commissione, e di questi cinque spagnoli uno è presidente e un altro vicepresidente.

Già questa sproporzionata rappresentanza – che non sappiamo come possa essere stata ammessa da Regolamenti europei che evidentemente fanno acqua da tutte le parti – mostrava la volontà di Madrid di strumentalizzare la Commissione nella repressione contro la Catalogna.

La Spagna e il diritto di punire la Catalogna

L’Unione Europea è costituita da 27 Paesi. La Spagna pesa poco più del 10 per cento dei 450 milioni di cittadini europei. Vi pare normale che nella Commissione che decide delle tutele e delle libertà personali degli eurodeputati la Spagna controlli 5 membri su 25, e abbia il presidente e un vice?

Quali accordi, quali compravendite, quali scambi la Spagna ha stipulato con altri Paesi – tra cui certamente l’Italia – per assicurarsi il diritto di punire esemplarmente la volontà di indipendenza della Nazione catalana? E per farne un monito a tutte le altre Nazioni europee – baschi, bretoni, corsi, sardi, veneti e tanti altri – nelle quali esiste un forte sentimento di indipendenza?

L’alleanza tra gli Stati contro le Regioni

Questa Europa, questa santa alleanza tra gli Stati esistenti per reprimere la volontà di indipendenza di molte attuali Regioni – e in realtà storiche Nazioni europee – fa dell’Unione Europea l’esatto contrario di quella che sognavano i fondatori dell’Europa unita.

In quel nobilissimo sogno, dopo l’ubriacatura nazionalista che ci ha dato la Prima e anche la Seconda guerra mondiale, gli Stati avrebbero dovuto progressivamente perdere di importanza, cedere sovranità verso l’alto, verso l’Unione, e verso il basso, verso le Regioni, per arrivare ad un’Europa di popoli liberi e federati, a una sorta di grande koinè europea delle grandi funzioni globali, sotto la quale ogni territorio fosse libero di autogovernarsi.

Vergogna europea, italiana e veneta

Ma c’è una cosa sulla quale siamo tutti chiamati a riflettere. Come si sono comportati i 76 eurodeputati italiani, nel voto – segreto – contro la Catalogna? Ebbene, la vergogna non è soltanto europea, ma anche italiana e veneta, e anche di quel grande partito nazionale – la Lega – che avrebbe dovuto rappresentare con ben altra forza e convinzione la libertà di battersi per l’indipendenza con mezzi pacifici e democratici.

Due eurodeputati, due soltanto, si sono pubblicamente battuti per tutelare i diritti dei colleghi eletti in Catalogna. Onore dunque a Toni Da Re, eurodeputato della Lega eletto nel Veneto, già segretario nazionale della Liga Veneta.

Onore a Toni Da Re e Gianna Gancia

Toni Da Re ha preso posizione pubblica, dichiarandosi contrario alla revoca dell’immunità agli indipendentisti catalani, e contrario alla “linea nazionalista di difesa dei governi centrali nei confronti della richiesta di autonomia che sale dai territori”.

Toni Da Re vota no alla revoca dell’immunità agli eurodeputati catalani

E onore a Gianna Gancia, eurodeputata piemontese della Lega, che ha definito il voto dell’Europarlamento che ha tolto l’immunità agli indipendentisti catalani “un precedente pericoloso per la democrazia in Europa”.

Che cosa è diventata la Lega di Salvini?

Parole che oggi, nella Lega, sembra richiedano coraggio. Anche se Salvini, pochi anni fa, prese pubblicamente posizione a favore della Catalogna. Anche Roberto Maroni, anche Luca Zaia presero pubblicamente posizione a favore delle pacifiche rivendicazioni della Catalogna, ma in questi giorni hanno evitato di uscire allo scoperto, per non aggravare l’imbarazzo del partito, palpabile soprattutto in Veneto.

In Veneto, infatti, molte voci si levano, a favore dei catalani. Ci sono singoli esponenti di spicco, come l’assessore regionale Roberto Marcato, da sempre in prima fila a sostegno del diritto all’autodeterminazione della Catalogna, che si sono esposti anche in questa occasione, a favore di Puigdemont e dei due suoi ex ministri.

Fece scalpore, nel 2018, il blitz della Liga Veneta in Consiglio regionale, con lo striscione in aula: “liberate Puigdemont”. E non v’è dubbio che, se decidesse il Veneto, la Lega avrebbe fatto campagna per i catalani. E invece oggi la Lega di Salvini, il partito della Lega a livello nazionale, tace.

Se non sta apertamente con la Catalogna, se non sta con un democratico referendum per l’indipendenza, che cosa ci sta a fare, che cosa è diventata la Lega di Salvini? Come possiamo contare su questo partito per strappare l’autonomia del Veneto?

La voce degli autonomisti e indipendentisti veneti

A esporsi in favore degli indipendentisti perseguitati, ecco i partiti autonomisti e indipendentisti veneti, da Michele Favero e Alessio Morosin di Indipendenza Veneta, a Stefano Zecchi consigliere comunale di Venezia per il Partito dei Veneti, a Simonetta Rubinato, che si è attivata con petizioni e lettere aperte per chiedere agli eurodeputati veneti di uscire allo scoperto, di prendere le distanze dalla repressione spagnola.

A stupire, anzi a scandalizzare, è il silenzio di tutti gli altri. Non solo degli eurodeputati veneti di tutti i partiti italiani, ma soprattutto il silenzio di un grande partito come la Lega, che su questi temi è nato. L’indipendenza della Padania, il federalismo, le autonomie regionali, la questione veneta e lombarda, la questione settentrionale. Come può, un partito che non alza la voce per difendere i catalani, pretendere di rappresentare il Veneto e la sua richiesta di autonomia?

Votare contro, anzi no: libertà di voto

Da che parte sta la Lega di Salvini? Dalla parte dei catalani perseguitati per essersi battuti per l’indipendenza con mezzi assolutamente pacifici e democratici, o dalla parte della repressione, militare e giudiziaria, di un regime spagnolo che non possiamo chiamare democrazia?

La Lega, inizialmente, aveva dato indicazione ai suoi eurodeputati di votare contro la revoca dell’immunità agli indipendentisti catalani. Ma poi ha fatto retromarcia, optando per dare “libertà di voto“.

Le amicizie della Lega con Vox

Una retromarcia che ha fatto discutere: da una parte gli eletti in Veneto e in Friuli, molto più sensibili ai temi dell’autonomia, e dall’altra parte gli eletti nel resto d’Italia, molti dei quali sono nazionalisti spinti e non vedono di buon occhio nemmeno le autonomie regionali, figuriamoci i referendum per l’indipendenza. Infatti a determinare la svolta della Lega sono state la colleganza e le amicizie personali di Salvini con Vox, il partito nazionalista spagnolo nemico giurato dell’indipendenza catalana.

Anche di un altro partito il silenzio scandalizza. Quella Svp, Sudtiroler Volkspartei, che rappresenta un territorio – il Sudtirolo – dalla forte autonomia, un territorio che per quella autonomia si è battuto sapendo utilizzare non soltanto le armi della democrazia e della diplomazia, ma anche quelle della guerriglia, non avrebbe dovuto sentire il dovere morale di schierarsi pubblicamente a fianco degli esponenti catalani perseguitati dalla Spagna?

Alvise Fontanella

 

 

 

 

 

 

 

 

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