“Scismatici appellanti e giansenisti,
veraci ebrei, cattolici pentiti,
apostati, ribelli, e forusciti,
luterani, ugonotti, e calvinisti.
Politici, malnati, e rei statisti,
ciurmatori, buffoni e parassiti,
ruffiani, putanieri e sodomiti,
miscredenti, marani, ed ateisti.
Preti ignoranti, e frati malcontenti,
giovani scapestrati, e vecchi insani,
teste sventate e spiriti insolenti.
Torbidi ingegni e strani,
cuor nati alle perfidie, ai tradimenti:
questi son della Francia i partigiani.”
Il più autorevole storico della Chiesa vicentina, Giovanni Mantese nel suo “Memorie storiche della Chiesa vicentina dal 1700 al 1866” a pagina 390 descrive così il sonetto che avete appena letto:
“Chi ha un’idea della confusione dei mesi immediatamente precedenti e seguenti la caduta di Venezia nel 1797 dovrà convenire che nessun cronista contemporaneo ai fatti riuscì a fotografare la reale situazione vicentina in mano dei Francesi con maggior precisione ed estrema brevità di quanto non lo abbia fatto Tommaso Faccioli, con un semplice sonetto che è opportuno riferire integralmente.”
LEGGI ANCHE Agosto 1809, don Giuseppe Marini fucilato dai francesi di Napoleone
Giantomaso Faccioli nacque a Vicenza nel 1741; giovanetto ancora entrò fra i Domenicani nel convento cittadino di Santa Corona, dove vestì l’abito e pronunciò i voti solenni. Studiò filosofia in Roma, prese la laurea in Padova, e insegnò nelle principali cattedre del suo Ordine. Morì nella villa di Longare (secondo altre fonti Longara), poche miglia da Vicenza, il 31 ottobre 1808 mentre attendeva alla predicazione.
L’opera più significativa del Faccioli è senza dubbio il “Museo lapidario vicentino” (1776-1805), stampata in tre volumi, nei quali l’autore raccoglie gli epigrafi rinvenuti sulle lapidi vicentine.
A Giantomaso Faccioli il Comune di Vicenza intitolò una via con deliberazione consiliare 15 gennaio 1960
Ettore Beggiato
L’immagine è tratta da wikipedia